Che fine hanno fatto i dischi live?
Che fine hanno fatto i dischi live? La rivoluzione del digitale sembra che li abbia spazzati via. Non me ne vogliano i puristi della tecnica, ma un disco live ha sempre avuto quel sapore in più di un buon disco registrato in studio. Quel senso genuino di sporco ma di naturale del suono mi ha sempre affascinato. Con il disco live si riesce ad avere una qualche proiezione delle stesse emozioni che si possono vivere durante un concerto e sono proprio le registrazione dei brani come messi a nudo, i rumori, le voci del pubblico in sottofondo a immergerti in un’ottima atmosfera. Colgo l’occasione per consigliarvi l’ascolto dei dischi di seguito, in particolare alcuni live dei Doors, Litfiba e Afterhours.
The Doors “Night on fire”
È il disco del live a Francoforte dei Doors del 14 settembre 1968. Qualche anno fa ho “svuotato” la cantina di un mio collega di lavoro dei suoi vinili e mi sono ritrovato questa perla tra oltre cento titoli. E’ stato davvero emozionante sentire la voce di Jim Morrison al naturale in mezzo al trambusto di sottofondo dovuto ai rumori della gente e del locale in cui si esibivano. L’incedere non patinato, grezzo e anche poco lineare dei pezzi li carica, in realtà, di una forte potenza emotiva e tutto il disco live scorre egregiamente. Ci sono brani come Alabama Song, When the music is over, Light my Fire.
Litfiba “12/05/87 Aprite i vostri Occhi“
Sono passati 33 anni da questo storico concerto dei Litfiba al Tenax di Firenze. Era il 17Re tour, partito dall’Australia qualche mese prima. Questo disco live è la testimonianza reale dei suoni che tirava fuori la band all’epoca, uscito originariamente per la IRA Records. La voce di Piero Pelù è abbastanza amalgamata col sound new wave della band, spesso urlata tendente al punk. Ascoltandolo dal cd sembra poter immaginare i movimenti istrionici e teatrali che Pelù eseguiva dal vivo durante i pezzi. Si sente molto marcato il basso “mangiatutto” del grande Gianni Maroccolo. In questo disco live possiamo anche sentire come Pelù introduceva i brani al pubblico: Ferito viene anticipato con “Il prossimo brano lo dedichiamo al nostro caro amico, ex Ministro della Difesa, Giovanni Spadolini, che si è tolto dalle pal**. Grazie Giovanni”; tra Vendette e Luna, Pelù recita “Avete bisogno di un dittatore?? La massa è una merda! Vi ci vuole Bocassa!”.
Afterhours – Siam tre piccoli porcellin
Siam tre piccoli porcellin è un doppio disco live degli Afterhours datato 2001 (dopo ben sei dischi in studio, tre inglese e tre in italiano), composto da una parte elettrica ed una parte acustica. Esprime perfettamente quello che la band portava in giro in quel periodo nei club di tutta Italia: una sintesi sia dei live a tutto rock, con un sound abbastanza sporco e punkettone, e sia dei brani tratti dai live in acustico molto intensi e lirici. Ci sono pezzi in entrambe le versioni e c’è anche la voce di Emidio Clementi in “Packinpah in ralenty”, parte di un reading musicato che Manuel Agnelli portava in quel periodo in giro con lo stesso Clementi. Nel cd acustico è possibile anche ascoltare la cover di State Trooper di Bruce Springsteen. Questo disco credo sia una fedele testimonianza di cosa era la musica italiana in quegli anni, del grande potenziale artistico che abbiamo incredibilmente un po’ perso. Chiude il disco elettrico l’inedito La Sinfonia dei Topi, registrato in studio.
Dottore magistrale in economia e management, assistente applicativo e fiscale aziendale, tantissimi concerti in giro per l’Europa sul groppone, co-fondatore di Nojarella e Indiepercui 103.