Contaminazioni, intervista a Marcello D’Ursi: L’amore, il padre, la follia nel reading del 9 dicembre
Secondo ospite dell’associazione “Contaminazioni d’arte” nell’esposizione “Contaminazioni – Sculture e Poesie” in dialogo con Pippo Moresca, Marcello D’Ursi ha allestito per la mostra del Museo Archeologico di Rutigliano un vero e proprio ‘muro della poesia‘. Opere, questa volta in versi, carta ed inchiostro, tutte da scoprire, anzi, da sollevare.
Sollevami
La scelta dei termini non è affatto casuale. “Sollevami” è, infatti, quanto riportato sul fronte di ogni poesia. L’intento dell’autore è quello di invitare il pubblico, attraverso un concreto gesto, a sollevare il foglio e scoprire quanto riportato sul retro, ovvero, la poesia stessa. Un semplice gesto, quello della mano che solleva un foglio, ma sufficientemente potente da distruggere l’immaginaria barriera che sta tra il fruitore/lettore e l’opera, accantonando la convenzionale idea di ‘arte solo da guardare‘ ma rendendo “Contaminazioni” una realtà partecipata.

Marcello D’Ursi
Marcello D’Ursi, pugliese, 43 anni. Tra le sue esperienze formative annovera considerevoli contatti con alcuni maestri del teatro, lavorando ed imparando dai migliori palchi di tutta Italia. L’impegno nel teatro tuttavia termina nel 2001. Da questo momento in poi l’arte, intesa come costante fluire, trova la sua strada nella parola scritta, detta, ascoltata.
Marcello D’Ursi ama considerare l’arte come un virus che “quando ti entra in circolo, difficilmente ne esci indenne“.
La poesia per necessità ed ascolto
Il processo creativo poetico accompagna Marcello D’Ursi da circa 25 anni. Da sempre la parola si presta nei momenti più riflessivi, quelli più intensi, ponendo un interrogativo d’inchiostro alle domande più importanti della vita di ognuno di noi. La creatività di Marcello D’Ursi, come spessissimo accade, non si manifesta come un flusso ininterrotto bensì alternando fasi prolifiche a periodi di fogli bianchi.

Marcello D’Ursi riconosce la sua capacità come “Poesia per necessità ed ascolto”. Necessità in quanto, come detto in precedenza, si manifesta nel momento del bisogno, accompagna la domanda esistenziale, i grandi interrogativi della vita. L’ascolto deriva dal sentire la poesia come entità propria, che trova in Marcello un mezzo più che un autore: un tramite attraverso il quale esprimere concetti dettati dalla sensibilità.
Quest’ultimo concetto è particolarmente importante per comprendere al meglio l’idea poetica dell’autore che ammette sin da subito: “Non sono un accademico della poesia”. L’uso privilegiato del verso libero è dettato dall’ideale di “resistenza e libertà” in opposizione alla “catena” della metrica e dei canoni poetici.
“Contaminazioni – Sculture e Poesie”
In esposizione presso il Museo Civico Archeologico di Rutigliano (chiusura il 16 dicembre), è possibile trovare la produzione di Marcello D’Ursi appartenente all’ultimo anno di attività poetica: “Un anno abbastanza intenso sia sotto il profilo umano, sia dal punto di vista della produzione. Secondo me le due cose vanno di pari passo perché il poeta, lo scrittore, lo scultore… se non poggiano sulle gambe di una umanità che si cerca costantemente, poggiano solo su un mestiere, su una τέχνη [téchne] quindi probabilmente su un artificio, qualcosa di falso. Io cerco di rimanere umano e scoprire la mia umanità”.
Abbiamo tutti
Marcello D’Ursi
uno speranzoso
bisogno di poesia
La produzione contenuta in “Contaminazioni” verte principalmente su tre nuclei tematici:
L’amore: “Amore verso una donna non è qualcosa di dato e stabile ma qualcosa che evolve costantemente, una ricerca, un darsi, un chiedersi, un dubitare. Qualcosa di vivo e vive della vita che i due attori mettono in scena”
Il rapporto padre-figlio: “Si tratta di un concetto che mi riguarda da vicino. Mi interrogo ancora su chi era mio padre, chi è stato per me e su chi sono io come figlio di mio padre, chi sono per mio figlio”
La follia: “Per me è paradigma della diversità. Folle è tutto ciò che sta al di fuori di me, folle in quanto rifiutato, messo al bando, folle in quanto nero, in quanto prostituta, folle in quanto alieno. Tutto ciò che si trova fuori da un muro che mi porto dentro. Rifiuto l’estraneo perché, prima di tutto, rifiuto qualcosa che di estraneo a me stesso si trova in me”.
“Contaminazioni – Sculture e Poesia” resterà aperta presso il Museo Civico Archeologico di Rutigliano fino al 16 dicembre.
Domenica 9 dicembre la serata sarà dedicata ad un reading di poesie di Marcello D’Ursi, assieme a Clara Misceo e Silvana Sciancalepore a partire dalle ore 19.

Gianluca Giugno Giornalista Pubblicista, classe ’93, rutiglianese e in continuo aggiornamento sul mondo della scrittura. Creatore e curatore del sito Frakasso.it.