Cosa sta accadendo ad Hong Kong: 3 milioni di manifestanti contro legge sull’estradizione e la paura per l’esercito cinese
4 Giugno 1989, solo 158 giorni prima della caduta del muro di Berlino, evento storico che segna la fine della guerra fredda, e che rilassa il clima fino a quel momento minacciato da una imminente nuova guerra mondiale. Dall’Aprile ’89 fino appunto al 4 Giugno ’89 un movimento studentesco guida la protesta pro-democrazia a Pechino. La protesta mirava ad ottenere diritti già riconosciuti nel resto del mondo civilizzato come libertà di parola e libertà di stampa, i quali all’epoca e ancora oggi non erano garantiti, ma anzi repressi. In questa nefasta giornata, l’allora premier Li Peng, scomparso il 22 Luglio 2019, annuncia l’applicazione delle leggi marziali in Cina, e ordina l’esercito cinese di sedare le proteste in Piazza Tiananmen. Purtroppo quel giorno l’esercito a corto di munizioni di gomma , si trovano a sparare contro la folla con fucili d’assalto e carri armati. Emblematica è la foto dell’uomo con la sua 24 ore in una mano e la giacca nell’altra, che ferma un carro armato opponendosigli.

Ancora più emblematica è la diversità di risultati che ricercando 六四事件(incidente del 4 Giugno) si ottiene usando Google o Baidu, ovvero il motore di ricerca cinese censurato, per ovvie ragioni.

Le stime delle vittime della repressione nella sola giornata del 4 Giugno 1989, variano essendo le morti state gestite dal governo cinese. Alcune stime arrivano a contare da centinaia a migliaia di morti, con ancora più migliaia di persone ferite nel massacro.

Cosa c’entra questo con Hong Kong?
La quasi città-stato è stata consegnata nel 1997 dall’impero britannico alla Cina, la quale ha concesso la sovranità alla città stessa per 50anni sotto l’accordo “una nazione, due sistemi”. Con questo accordo appunto città come Hong Kong e Macau, una volta colonie, hanno potuto mantenere le loro infrastrutture economico, amministrative e legali, pur facendo parte dello stato cinese, il quale invece adotta un sistema ben diverso.
Nel 2017 Carrie Lam viene eletta dalla commissione come capo esecutivo della regione di Hong Kong: la massima carica esecutiva presente nel governo di Hong Kong. Per la prima volta una posizione esecutiva di peso viene presieduta da una simpatizzante del governo di Pechino.
A ben due anni di distanza la bomba ad orologeria esplode, quando la “extradition-bill” inizia il suo iter legislativo. Questa legge, se approvata, darebbe diritto al governo di Hong Kong di estradare persone indagate dal governo pechinese in Cina. A seguito della politica di repressione attuata in Cina, in Hong Kong si sono accumulati notevoli e svariati profili che contestano le modalità di governo di Pechino: da scrittori, giornalisti, politici fino a testimoni e sopravvissuti di quelli che sono le brutali modalità di unificazione della cultura che Pechino ha intrapreso nei recenti anni.

Questa proposta di legge ha quindi scatenato le proteste che hanno portato quasi 3 milioni di persone sulle strade di Hong Kong, notevole è come ad Hong Kong risiedano 6 milioni di persone, quindi circa la metà hanno sentito il bisogno di bloccare la suddetta proposta. Le proteste ormai continuano settimanalmente da un paio di mesi, a causa del fatto che la Lam si rifiuta di bloccare definitivamente la proposta, preferendo invece congelarla, per riprenderla eventualmente in tempi più favorevoli. Notevole è come i protestanti siano arrivati ad occupare e vandalizzare la Sala del parlamento di Hong Kong, segno dunque di come i cittadini ormai abbiano perso qualsiasi tipo di fiducia nel governo al potere. Purtroppo durante le recenti proteste di Domenica 21 Luglio 2019 un gruppo di 100 persone simpatizzanti per il governo cinese o semplici mercenari, di cui molti vicino alla Triade, il gruppo mafioso cinese, si siano presentate nei pressi della stazione di Yuen Long ben lontana da dove si tenevano le proteste, per colpire a suon di spranghe di ferro e rami i passanti, tra cui donne incinte e lavoratori al termine della loro normale giornata, e soprattutto i protestanti che tornavano verso le proprie dimore. Quest’atto brutale ha purtroppo visto una risposta debole della polizia, la quale è arrivata solo un’ora dopo la prima chiamata di segnalazione, e che non è stata quindi capace di prevenire non gli scontri ma l’esecuzione di questi vili atti intimidatori. Parlando con un cittadino di Hong Kong, si nota come sia condiviso il pensiero che questi mercenari siano stati pagati dal governo cinese per intimidire i protestanti.
Il 23 Luglio, invece, un importante rappresentante del governo cinese, ricorda in un’intervista pubblica, di come il governo di Hong Kong possa chiedere aiuto, secondo la propria costituzione, al governo cinese il quale manderebbe l’esercito per sedare le proteste, ancora congruentemente un altro atto intimidatorio.
Perché Pechino è così nervosa riguardo a queste proteste? E perché ha deciso di passare questa legge proprio ora?
Questa legge per l’estradizione di persone da Hong Kong verso la Cina era già stata proposta una volta nel 2003 come mini clausola di una legge, e anche lì non era andata a buon fine, con circa un milione di persone riversate nelle strade di Hong Kong per protestare. Quest’anno invece la proposta di legge verte attorno all’estradizione, in un primo momento si proponeva di poter estradare qualsiasi persona dal territorio di Hong Kong a quello cinese, anche le persone che si trovassero a fare scalo nell’aeroporto di Hong Kong. In un secondo momento invece si è proposto di poter estradare solo i criminali. Ma criminali secondo chi? Secondo appunto le leggi di Pechino. Ed ecco quindi che la città di Hong Kong, che vanta di un sistema legislativo e amministrativo indipendente in virtù del patto firmato con la Gran Bretagna, si vede praticamente importare il codice penale cinese grazie ad una sola legge.
Interessante è anche il tempismo di questa proposta, infatti essendo la Gran Bretagna l’unico stato che possa ancora richiedere il rispetto dell’indipendenza amministrativa e legislativa di Hong Kong, sia invece tutt’oggi in grande difficoltà con la Brexit, e quindi molto poco probabilmente si interesserà di un territorio che ormai non le appartiene più.
E quindi ecco che la storia sembra appunto prossima al ripetersi, con un nuovo massacro come quello di piazza Tiananmen alle porte. Ironia della sorte: Tiananmen significa “le porte della celestiale pace”. La domanda dunque è come il popolo di Hong Kong reagirebbe ad un eventuale intervento militare della Cina, e come la polizia di Hong Kong, responsabile fin dalla prima ora del controllo e repressione delle proteste, vedrà questo intervento potenzialmente tragico.
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