Difesa Personale: Successo del corso di Ohana e Comune di Rutigliano dedicato alle donne
Si è concluso con ottimi risultati il corso gratuito di autodifesa tenuto dal gruppo Ohana in collaborazione con il Comune di Rutigliano. A partire dallo scorso febbraio, per un appuntamento al mese, uno staff professionale e competente ha offerto lezioni gratuite di autodifesa. Tra i docenti, il maestro di Brazilian Jiu Jitsu (e altre discipline marziali) Andrea Moresca, la psicologa Dott. Cornelia Pirulli e l’avvocato dott. Domenica Palma Altieri, seguiti dalla presenza dell’Assessore ai Servizi Sociali Graziana Tagarelli. Il nobile obiettivo del corso è stato quello della prevenzione e l’educazione sul purtroppo attuale tema della violenza contro le donne.
A seguire, informazioni più dettagliate sul Corso di Difesa Personale:
CORSO DI AUTOIFESA 2018: RISULTATI, SUCCESSI E MARGINI DI MIGLIORAMENTO
Il corso di autodifesa 2018, promosso dall’a.s.c.s.d. “Ohana” col patrocinio del Comune di
Rutigliano, è stato strutturato in quattro incontri mensili, della durata di 90 minuti circa
ciascuno, durante i quali hanno convissuto una parte tecnico-pratica e una tematica. In
entrambe le aree strutturali sono stati scelti i programmi in maniera tale da garantire ai
partecipanti una formazione ad ampio spettro su quello che gravita attorno all’ormai troppo
diffusa violenza sulla donna. Quali siano le reazioni psicologiche e come dominarle per rendere
più efficace una difesa fisica, quali siano gli enti a cui rivolgersi nel caso si sia vittime di
violenza, cosa fare dal punto di vista legale.
A tal proposito, insieme all’insegnante tecnico Andrea Moresca, presidente dell’associazione
“Ohana”, sono intervenut la Dott. Eugenia Policarpo, psicologa e psicoterapeuta del CAV di
Rutigliano – Mola di Bari – Noicattaro; la Dott. Cornelia Pirulli, psicologa e la dott. Domenica
Palma Altieri avvocato. Tre donne, tre prospettive differenti per fornire gli strumenti atti ad
educare ad una cultura della non-violenza. A seguire una breve descrizione del programma
affrontato nei diversi moduli disciplinari.
Modulo tecnico-pratico
L’intervento tecnico nel corso delle 4 giornate ha previsto una prima parte svolta in piedi ed una seconda svolta al suolo. Questo principalmente per indirizzare i beneficiari del corso ad una visione reale di quelle che possono essere le principali due situazioni di pericolo. Ad ogni giornata abbiamo ribadito l’importanza della “via di fuga” come condizione da ricercare sempre.
Le prime 2 giornate hanno visto affrontare ed eseguire tecniche quali le cadute a seguito di una spinta. Il saper cadere infatti è una prerogativa indispensabile per la propria tutela, cader male può pregiudicare l’eventuale difesa da un’aggressione. Divincolo da più prese al polso, da soffocamenti, da più prese al cinto. Protezione del viso e delle parti sensibili da eventuali percosse.
Nelle altre 2 giornate l’attenzione è stata posta alle tecniche al suolo. La capacità di gestire una persona più pesante o forte è stata resa possibile attraverso lo studio di situazioni standard: una persona sopra l’altra ed una fra le gambe dell’altra. Nel primo caso i corsisti hanno imparato a liberarsi con diverse tecniche ribaltamento, a sapersi rialzare velocemente e a fuggire; nel secondo caso ( più frequente in una aggressione sessuale) sia a fuggire con una tecnica di “uscita d’anca” che a stordire attraverso dei soffocamenti o leve articolari ( queste ultime solo mostrate e non fatte eseguire).
Aver dato una visione veritiera di quello che un individuo, attraverso lo studio e la ripetizione delle tecniche apprese ha creato, e questo era e sarà sempre il nostro obiettivo, consapevolezza e sicurezza in sè. Condizione che spesso riduce la percentuale di aggressione.
Insegnante Tecnico Andrea Moresca
Modulo psicologico
Conciliare “mente” (aspetti psicologici) e “corpo” (tecniche di autodifesa adottati dalle arti marziali quali il jiu jitsu) significa lavorare in modo sinergico sia sul corpo che sugli aspetti psicologici. Gli incontri di autodifesa, organizzati da Ohana, sono importanti proprio perché mostrano non solo le tecniche di base di difesa personale ma trattano l’aspetto emotivo, psicologico e fisiologico che si innesca prima, durante e dopo un aggressione. Durante gli incontri non solo si impara a mettere in atto tecniche di base di autodifesa ma si impara conoscere gli aspetti psicologici dell’aggressore e soprattutto le nostre caratteristiche psicologiche. Si inizia a porre e a porci la domanda in che modo reagiremmo in situazioni di forte stress come quella pericolosa di un aggressione, e in situazioni violente in generale (fisiche, verbali, assistite ecc…), Durante gli incontri vengono presentate le differenti emozioni che potrebbero innescarsi prima e durante un aggressione e si insegna a saperle gestire. L’evento violento inizia nell’istante in cui il soggetto coinvolto (vittima) percepisce il pericolo e si prepara attraverso un processo definito: “trasalimento” allo scontro e si conclude nell’istante in cui il ricordo di quanto vissuto non produca più alcuna emozione nella sua rievocazione. La necessità di comprendere e di prevedere le nostre reazioni di fronte al pericolo assume quindi un’importanza ancora maggiore di qualsiasi conoscenza tecnica o psicologica degli altri.
GESTIONE EMOZIONI: LA PAURA E L’ANSIA
Indipendentemente dalla qualità della performance difensiva attuata durante un aggressione e dalla nostra capacità di riuscire a reagire è importante mantenere le modificazioni psicofisiologiche involontarie all’interno di range tollerabili, anche in quelle azioni di supremazia psicologica. L’emozione predominante durante un atto di violenza è la PAURA. La paura se da un lato può essere funzionale perché provoca scarica di adrenalina che, a sua volta aumenta la reattività muscolare, utile per reagire e/o fuggire, dall’altra parte diventa paralizzante quando si
trasforma in PANICO. ll panico ed il terrore sono la manifestazione estrema della paura.
Sono emozioni che si verificano quando l’intensità della minaccia viene percepita oltre l’umana
possibilità di farvi fronte.
La perdita di controllo nella situazione di pericolo rappresenta il vissuto più angoscioso e devastante, insieme alla sensazione fisiologica della paura stessa. In queste condizioni, si crea una situazione di “vuoto mentale” (oddio! che faccio??!!) che il più delle volte porta alla paralisi o a reazioni inefficaci.
In teoria, durante un aggressione o a un fenomeno di violenza, la reazione più probabile dovrebbe essere la fuga, ma nella realtà fuggire non è sempre possibile. Un aggressore, così come un predatore, non attacca se oltre alla certezza di sopraffare la vittima, non ha la certezza di raggiungerla e bloccarla. Tutto ciò che non è strettamente necessario alla sopravvivenza viene sospeso fino a che il pericolo non è cessato. In pratica restano attivi solo alcuni riflessi motori. Questo è il motivo per cui le tecniche di l’autodifesa devono essere il più possibile semplici ed istintive, in modo da costituire un unico arco riflesso tra percezione della minaccia e reazione di difesa.
Quando la persona è in preda alla paura sperimenta un quadro di sintomi percettivi, motori, e cognitivi, ben preciso:
1. EFFETTO TUNNEL
2. DIMINUZIONE DELLA PERCEZIONE UDITIVA
3. DIMINUZIONE DELLA SENSIBILITA’ DOLORIFICA
4. BLOCCO MENTALE
5. ERRATA PERCEZIONE DEL TEMPO
6. PERDITA DELLA MOBILITA’ FINE
7. TURBE DELLA CAPACITA’ MNESTICA
8. BOCCA SECCA
9. VOCE STROZZATA
10. OCCHI SBARRATI
11. PELLE D’OCA E SUDORAZIONE FREDDA
12. TACHICARDIA
13. RESPIRAZIONE BREVE INTERROTTA o ACCELLERATA E AFFANNOSA
14. VOCE STROZZATA
In conclusione, combinare le tecniche fisiche di autodifesa con gli aspetti psicologici ha importanti obiettivi quali:
•Insegnare a non vergognarsi di aver paura
•Imparare a conoscere la paura, riconoscerne i sintomi fisici e psichici in modo da insegnare alla
vittima a non trovarsi spiazzata e disorientata quando tali sintomi si presentano.
•Abituare alla paura in modo graduale, per esempio tramite attività sportive, oppure
affrontando stress e paure, durante gli incontri, sopportabili
• Conoscere le proprie reazioni, in modo da capire la modalità di risposta tipica di fronte al
pericolo: attacco, fuga o blocco emotivo allenando quindi i propri riflessi in modo da
compensare tali tendenze.
•Curare l’aspetto della fiducia in sè stessi, in termini fisici e mentali.
Dott.ssa Cornelia Pirulli -psicologa-
Modulo assistenza legale
A completamento di un corso di difesa personale dal taglio multidisciplinare, abbiamo esaminato gli aspetti legali della difesa personale sia dal punto di vista dell’aggressore che dell’aggredito. E’, infatti, importante focalizzare che qualunque tipo di difesa avrà delle conseguenze sul piano della responsabilità civile e penale, perciò è parso opportuno sottolineare come anche l’aggredito ha delle responsabilità nel caso in cui la reazione di difesa travalichi i limiti della proporzionalità all’offesa subita e, pertanto, non sia più legittima. Abbiamo dato un nome giuridico -nella fattispecie di reato: Lesione personale, minaccia, omicidio preterintenzionale sono solo alcuni di essi- ai comportamenti che le parti (aggressore/vittima) pongono in essere, ed abbiamo cercato di comprendere come rimanere nei limiti della legittimità anche nel caso increscioso in cui ci si trovi a subire una aggressione fisica e/o verbale. Da ultimo, abbiamo spiegato cosa fare e a chi rivolgersi dopo aver subito una aggressione.
Dott.ssa. Domenica Palma Altieri -avvocato-
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