“Ghost”, il nuovo EP dei Soviet Soviet: Intervista al batterista Alessandro Ferri
di Gaetano Sanitate
I Soviet Soviet sono un trio post-punk di Pesaro (in realtà il batterista è di Fano e noi ci teniamo a dirlo perché a quanto pare Fano is not Pesaro). Sono attivi dal 2008, i loro primissimi Ep furono presto recensiti dalla webzine americana Pitchfork. La band negli anni si è fatta le ossa suonando parecchio nei live club di mezza Europa (da est a ovest), in Usa e, negli ultimi anni, perfino in Sudamerica. Ovviamente hanno girato anche l’Italia, tra festival, club e circoli musicali e qualche comparsata su mamma Rai (furono ospiti negli studi di Radio Due per Moby Dick nel 2014).

Dalle nostre parti si son visti parecchie volte: Dirockato Monopoli, Giovinazzo Rock, Oasi San Martino di Acquaviva, Hastarci di Trani, Rockinday di San Vito dei Normanni, Manifatture Knos di Lecce, Instanbul Cafè di Squinzano. Tantissimi chilometri sul groppone, insomma, così tanti da arrivare anche dalle nostre parti: qualcuno li ha visti suonare su una terrazza di Rutigliano di una certa Rossella per la webzine Dance Like Shaquille O’Neal e, dulcis in fundo, i nostri eroi hanno perfino marcato presenza in quel di Noicàttaro (Nojarella 2014), una botta di vita (contemporanea) nelle mura del gran ducato dei Carafa . Non a caso qualche giorno dopo nevicò pesante.

Hanno all’attivo tre album, Summer,Jesus (2011) prodotto dall’etichetta veronese Tannen Records; Fate (2013) ed Endless (2016), prodotti invece dall’etichetta americana Felte.
Nel 2017 l’America di Trump regala una brutta sorpresa ai nostri connazionali: furono bloccati all’aeroporto di Seattle per impicci burocratici legati al visto di ingresso, furono addirittura dichiarati “immigrati clandestini” e rispediti in Italia; triste evento che ha impedito alla band di essere presente al Festival SxSw di Austin e di partecipare alla mitica stazione radio KEXP (performance poi recuperata dall’emittente a Londra ad inizio di questo anno).
Ascolto: Soviet Soviet “Ghost” (2019 Coypu Records)
Il 23 agosto scorso la band ha rilasciato Ghost, un EP di b-sides uscito in versione digitale e in musicassetta stampata dalla Coypu Records. Il singolo estratto da questa release è Change with the sun, brano con ritmiche trascinanti, testimonianza del loro attuale sound consolidato con l’ultimo lavoro Endless. A completare l’EP ci sono Fade Away e la title track Ghost. Tre belle chicche da collezionare in musicassetta, una buona occasione per rispolverare il vostro mangianastri. Per l’occasione ho scambiato due chiacchiere con Alessandro Ferri, batterista della band.

Quando nascono le canzoni di Ghost, cosa vi ha spinto a pubblicarle in un formato inusuale?
«Le canzoni di Ghost nascono insieme ad Endless quasi 3 anni fa. Per fartela breve, sono i pezzi che non abbiamo inserito nell’ultimo album, non perché non ci piacessero ma per decisione della nostra ex etichetta americana che preferiva un lavoro che non superasse un certo minutaggio. Le ho pubblicate con la mia etichetta “Coypu Records” perché volevamo farle uscire in cassetta e nel minore tempo possibile per averle in tempo per il nostro tour sudamericano. L’abbiamo vissuto come la produzione di un regalo per i nostri fan.»
Leggo spesso, nelle interviste di importanti musicisti nostrani, che in Italia “il rock è morto”; nel senso che non riesce più a riempire i locali, non è di moda. Voi che avete una lunga e intesa attività live internazionale, cosa ne pensate di questa affermazione? In quale Paese notate più entusiasmo e calore?
«Bella domanda. Sicuramente la situazione è diversa fuori Italia dove la gente è ‘più curiosa’ per quanto riguarda l’ambito musicale. In Italia è più difficile riempire i locali ma non impossibile.
Penso sia un fatto legato alla cultura delle persone, alla voglia di scoprire della musica, alla voglia di vedere un concerto e all’intenzione di non affidarsi solo ai tormentoni che si sentono in radio. Non penso che “il rock sia morto” è solo più difficile essere ascoltati a volte (sempre in Italia) dove le generazioni più giovani ascoltano in questo momento un altro genere musicale. Penso che succeda ogni tot di anni e non è una novità. Bisogna solo credere in quello che si fa e cercare di farlo bene. Il paese in cui abbiamo notato più entusiasmo e calore sicuramente è il Sudamerica.»
Raccontateci cosa ne pensate della Puglia, tramite le vostre esperienze live ma sopratutto non dimenticate di citare i vostri amati taralli (o meglio conosciuti da voi come “palmuri” ), eh!
«Siamo sempre stati legati alla Puglia perché la gente è reattiva e divertente. Se devo essere sincero è anche merito vostro, tuo e di Marica che ci avete sempre accolto nel migliore dei modi e ci avete fatto sempre divertire. Poi sai bene che amiamo i “palmuri” quindi la formula: Pugliesi + Palmuri = divertimento e amore ahah.»
SOVIET SOVIET
Origine: Pesaro
Genere: Post punk
Componenti:
Alessandro Ferri – batteria
Andrea Giometti – voce, basso
Matteo Tegu – chitarra
Ex Componenti: Alessandro Costantini – chitarra (2008 – 2017)
Soviet Soviet eseguono “Cobretto” in acustico in una terrazza di Rutigliano
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