Il decimo indizio: Gino Carlomagno in un nuovo caso per l’ispettore Gregòri
Eugenio Porcari, 36 anni. La moglie Maddalena lavora alla ferramenta dei coniugi Scarpetti di Via Filippo Meda a Roma, Via sulla quale abitano.
Gli Scarpetti hanno un figlio, Tito, un nullafacente pieno di pretese.
La mattina per andare a lavorare, Eugenio prende la metro B alle tre e trenta e tutte le mattine, alla fermata di Ponte Mammolo dove scende dalla metro per prendere il bus dopo venti minuti, c’è Cinzia, una prostituta ventenne.
Cinzia non è italiana, è croata ed Eugenio prova una gran pena per lei ed una mattina si fa coraggio, la ferma e le offre un po’ del caffè che la moglie gli aveva messo nel termos, come tutte le mattine.
Al ritorno dal lavoro, Eugenio racconta tutto alla moglie e lei, dalla mattina seguente, inizia a preparare un termos di caffè più grande e così tutte le mattine, alle 4, prima di recarsi a lavoro, in attesa del bus dopo la metro, Eugenio si ferma a parlare con Cinzia Abramovic e le offre il caffè con tanta generosità.

Nei loro incontri mattutini, dietro l’edicola di giornali, lontani dagli occhi indiscreti dei “compagni di viaggio” di Eugenio, Cinzia gli racconta del suo arrivo a Roma e di quando a 18 anni, alla festa del diploma, fu stuprata dal suo prof di ragioneria, di quando lo raccontò alla sua amica Mika Morovic che si era trasferita dalla Croazia ad Ostia dove lavorava al bar “L’Approdo” durante il turno di sera e di come fosse stata assunta anche lei in quel bar, per il turno di mattina andando a vivere nel bilocale di Mika dove non pagavano affitto perchè di proprietà del principale.
Cinzia racconta ad Eugenio che una sera decise di andare ad aspettare l’amica all’uscita del bar per stare un po’ insieme visto che con i loro diversi turni non riuscivano mai a vedersi pur abitando nello stesso bilocale. Mika non usciva nonostante si fosse fatta l’una di notte. Decise di andarsene e di telefonarle appena arrivata nella sua camera, ma, proprio in quel momento, vide una Lamborghini o una Ferrari che fosse, fermasi davanti il locale dando un colpo di acceleratore e, come fosse un segnale, vide illuminarsi il vetro sopra la porta dell’ingresso laterale del bar, porta che veniva usata per scaricare le merci e per uscire alla chiusura del locale. Un tizio scese dall’auto e si fermò davanti a quella porta e quando quella porta si aprì, Cinzia vide Mika farsi sull’uscio in reggiseno e mutandine e quel tizio metterle un braccio intorno al collo e baciarla e sparire dentro.
Cinzia è perplessa: perchè la sua amica non le aveva detto di avere un ragazzo o comunque una relazione?
Quando Mika tornò a casa, alle tre e mezza, Cinzia era lì ad aspettarla. C’era ancora della tisana calda, gliela offrì e le chiese chi fosse il tizio della Lamborghini o Ferrari e qui inizia il racconto di Mika che aveva fatto del tutto affinchè l’amica non sapesse: lo stanzino di fianco al retrobottega dove c’era un lettino, non serviva al titolare per riposarsi il pomeriggio, ma era la camera di tortura di Mika tutti i martedì notte.
Ad Ostia quasi tutti gli esercizi commerciali sono taglieggiati da una mafia locale che è feroce con chi non paga.
Quando Mika iniziò a lavorare lì, il principale, Ruggero, si era separato da poco dalla moglie. Dopo circa due mesi i due si innamorarono l’uno dell’altra ed i mafiosi lo vennero a sapere, forse su una spiata della moglie di Ruggero ed una sera andarono al locale, fecero uscire con minacce i pochi clienti rimasti e minacciarono il titolare con una pistola bloccando Mika che fu messa su di un tavolo e stuprata.
Prima di andarsene dissero che avrebbero riferito al loro capo che tutti i martedì sera Ruggero se ne sarebbe andato lasciando il caffè caldo pronto per lui e che a servirglielo sarebbe stata Mika, altrimenti avrebbero dato fuoco al locale.
Così Cinzia viene a sapere che la sua amica era costretta a prostituirsi.
Mika e Ruggero si amavano veramente e avrebbero voluto vendere il locale ed andarsene in un posto lontano da lì, ma ad Ostia, di questi tempi, non è facile e poi nessuno ha il coraggio di aprire un’attività sapendo come funzionano le cose….Così andarono avanti con quel ricatto fino a quando un martedì sera Ruggero, impazzito dal dolore nel vedere la sua Mika costretta a prostituirsi, fece finta di andarsene, ma si nascose nel retrobottega all’insaputa della ragazza, ma il locale era sorvegliato e fu così che i mafiosi entrarono e gli spararono uccidendolo e poi gli misero la pistola in mano per far credere ad un suicidio.
La mattina dopo, alle sette, Cinzia si recò come sempre al lavoro e trovò pieno di gente e carabinieri. Non sapeva se entrare o rimanere fuori e si chiedeva cosa era potuto accadere e dove fosse Mika.
D’un tratto si sentì afferrare per un braccio e tirare via: era Oznaka, un cliente del bar che la tirava lontana di lì dicendole che era meglio per lei andare via e che le avrebbe spiegato tutto.
La fece salire sulla sua auto e si allontanarono per fermarsi dopo un po’, la fece scendere dall’auto e sedettero su di una panchina di fronte al mare dove raccontò a Cinzia che Ruggero si era ucciso e che Mika era sparita e che a lei non restava altro da fare che andare al bilocale, prendere tutte le sue cose ed andarsene.
Oznaka la portò a casa sua, una bellissima casa e le diede una stanza grande quanto il bilocale e dentro c’era anche un bagno con la vasca e l’idromassaggio.
Lui se ne andò lasciando Cinzia a bocca aperta, senza nemmeno darle il tempo di ringraziarlo.
A questo punto Eugenio chiede a Cinzia chi è Oznaka: è un uomo di 32 anni, italiano ed il nome è la traduzione del suo nome in croato, messogli da Cinzia., ma non gli rivela il vero nome di Oznaka.
Il racconto della ragazza continua.
Cinzia rimane in casa di Oznaka. Lui non le permette di uscire da sola per sicurezza, per la sua incolumità, ma lei è tormentata dal pensiero di Mika, che fine avrà fatto? E si sente prigioniera in quell’appartamento di lusso.
Con il passare dei giorni, sempre più rapidamente, nella mente di Cinzia prendeva consistenza di chi fosse in realtà Oznaka ed un pomeriggio, aprendo lo sportello dell’armadio, dallo specchio, vide una lucetta rossa e capì: era costantemente spiata…
Quella sera fu inevitabile fare sesso con lui….
Il mattino dopo trovò 1000€ sul comodino e quando Oznaka tornò a prenderla alle 13 per andare a pranzo, lei lo aggredì dicendogli che non era andata a letto con lui perchè le aveva comprato dei vestiti e ne tanto meno per essere pagata e lui le rispose che le aveva voluto fare un regalo, visto che non stava lavorando, per poter inviare qualcosa ai suoi a fine mese. Lei recitò la parte dell’ingrata pentita e lui uscendo le disse che la sera l’avrebbe portata a cena a Roma in centro, in un locale “cult” e lei gli si mostrò felice, ma gli ricordò la promessa che le aveva fatto di darle notizie di Mika.
Eccola Mika: sul ciglio di una piazzola di lato alla Cristiforo Colombo, in reggiseno e short pants, scarpe rosse con tacchi altissimi, insieme ad una ragazza di colore: Mika si prostituiva lì e Cinzia provò un dolore struggente e sentì un immenso odio per quell’uomo, ma si guardò bene dal dimostrarglielo.
Ora si sentiva veramente in pericolo.
Arrivati al ristorante “Il Veneto”, Cinzia, con la scusa di dover andare in bagno per aggiustarsi il trucco sbavato per aver pianto vedendo Mika, fugge, prende la metro alla fermata proprio vicina a quel ristorante e una volta arrivata a Termini, con i soldi che aveva in borsa del suo ultimo stipendio ed i 1000€ che le aveva dato Oznaka, si comprò degli abiti togliendosi l’abito elegante della cena e si rifugiò nella Locanda Ostello di via Voghera che conosceva per averci passato qualche notte appena giunta a Roma dalla Croazia, prima di recarsi ad Ostia da Mika.
La mattina alle 7 scese, ma trovò due carabinieri che la stavano aspettando per portarla al Comando: Oznaka l’aveva denunciata di avergli rubato 1000€ due notti prima.
Lei raccontò tutto all’Ispettore, Capitano Giorgio Gregòri il quale chiamò il Maresciallo, fece portare la colazione a Cinzia ed ordinò al Brigadiere Decrescenzo di verificare se la sera prima Cinzia fosse veramente stata al ristorante “Il Veneto” insieme ad Oznaka.
Ci fu la conferma.
L’Ispettore la fece riaccompagnare all’Ostello e lì trovò la sua compagna di camera sveglia e si presentarono. Sofia faceva il mestiere più vecchio del mondo, come disse lei stessa a Cinzia, la prostituta, e per sua scelta: era capitato per caso e visto che si guadagna bene e lavoro non si trova, aveva continuato.
Dieci giorni dopo Cinzia ancora non trovava lavoro e così chiese a Sofia se quella sera poteva andare con lei.
Una notte, non potendone più di vendere il suo corpo per dare il 50 per cento al protettore di Sofia, dall’ultimo cliente si fece accompagnare all’Ostello, salì, prense tutte le sue cose e fuggì.
Metro B, Fermata Santa Maria del Soccorso, scende senza sapere dove andare. Entra al bar “Duemila” e chiede informazioni per una camera che trova proprio sopra il bar. Due sere dopo prende la metro B allontanandosi di una fermata, Ponte Mammolo, per non prostituirsi proprio sotto casa. E lì incontra Eugenio.
Dopo un po’ di tempo, apprende dai giornali, con conferma dell’Ispettore Gregòri, che Oznaka e suo fratello erano stati arrestati.
Il 18 Dicembre, lungo il corridoio della metro B di ritorno a casa, dopo l’incontro con Eugenio, Cinzia viene urtata da un uomo con il volto coperto da un cappuccio da sci, che le dice “Saluti da Oznaka”. Cinzia telefona ed avverte l’Ispettore Gregòri il quale le raccomanda di andare immediatamente a casa e di aspettarlo lì.
L’Ispettore arriva alle 6 a casa di Cinzia e la trova riversa sul pavimento con un cacciavite conficcato nel petto e stretto nel pugno un pezzo di banconota di 50€.
Il mattino dopo, ignaro di tutto, Eugenio scende dalla metro di Ponte Mammolo, esce e si dirige verso l’edicola, tira fuori dallo zainetto il termos del caffè, ma invece di Cinzia trova l’Ispettore Gregòri ed il Maresciallo Scarano.
Le indagini dell’Ispettore Gregòri sulla morte di Cinzia, lo portano da Mika la quale decide di collaborare entrando, così, nel programma di protezione.
L’Ispettore vuole smantellare la rete che taglieggia buona parte degli operatori di Ostia, dove spacciano droga e sfruttano le ragazze con la prostituzione e vuole arrestare gli assassini di Cinzia e di Ruggero.
Viene arrestato Roberto Saitta, lo stupratore di Mika che lo identifica e fornisce le prove.
L’ispettore Gregòri continua a mettere insieme indizi e la mattina della vigilia di Natale, si aggiungono altri due indizi molto importanti, uno grazie a Maddalena, la moglie di Eugenio ed un altro lo fornisce Eugenio stesso.
L’Ispettore capisce che non c’è tempo da perdere.
L’Ispettore Gregòri e la sua squadra, riusciti a mettere insieme dieci indizi, hanno la soddisfazione di aver risolto il caso, ma quanta amarezza rimane dentro di loro per la grande disumanità dei soggetti coinvolti…
In questo romanzo Gino Carlomagno, oltre ad affrontare il tema dell’amicizia, della fiducia coniugale e del senso civico di Eugenio e Maddalena, affronta dei temi molto drammatici della società dei nostri tempi: primo fra tutti il tema dell’emigrazione e con esso quello della prostituzione e della criminalità in assenza del lavoro.
Un tema drammatico che affronta è quello della mafia e della lotta tra criminali e sottoposti per conquistare potere e territorio quando i loro capi vengono arrestati.
Vie e posti che conosco dove si svolge la storia, per cui, leggendo, era come se stessi vedendo un film.
Ginetta Saccavino
Frakasso Blog – News Blog di Rutigliano