Intervista a Jocelyn Pulsar, il padre dell’indie-pop italiano
Nei giorni scorsi ho scambiato due chiacchiere con Francesco Pizzinelli, aka Jocelyn Pulsar, cantautore di Forlì attivo dal 2001, da molti indicato come un’icona dell’indie-pop italiano. Posso dirlo anche io, in dieci anni di interviste radiofoniche e concerti ho conosciuto molti ragazzi che dicevano di ispirarsi a lui. E non solo: Jocelyn Pulsar è l’autore della sigla del nostro programma radiofonico Indiepercui 103 che andava in onda su Radio 103 Rutigliano. Ma attenzione, con “indie-pop” intendo il genere musicale pop ma “fatto in casa”, una produzione genuina e lo-fi, come d’altronde genuini sono i suoi pezzi. Robe che negli anni ’00 erano ben considerate nell’ambiente. Poi gli anni ’10 hanno conosciuto una esplosione commerciale del genere It-pop con il suo hype mangiatutto.

(foto dal profilo Fb)
La sua discografia conta una decina di dischi all’attivo, per iniziare ad ascoltare qualcosa di Jocelyn Pulsar cominciate con Cosa fischietta l’artista vero (2007) e Il Gruppo spalla non fa il soundcheck (2010). Nel 2012 approda nella Garrincha Dischi, la stessa etichetta de Lo Stato Sociale ed Ex-Otago, con l’album Aiuole Spartitraffico coltivate a grano, ricevendo ottimi riscontri di critica. Dopo un’assenza di due anni dall’ultimo album Contro i giovani (2018, Cabezon), in questi giorni di quarantena è tornato con un nuovo brano e relativo video dal titolo Salutarsi senza baci, da lontano.
Ritorni con un nuovo pezzo dopo due anni, totalmente home-made, come richiedono forzatamente i tempi che corriamo. Come ti è venuto in mente?
Chi mi conosce sa che io ciclicamente do degli “addii alla scena indie” e poi me li rimangio: in questo caso le cose sono andate un po’ diversamente, ormai negli ultimi 2 anni mi ero davvero pacificato, non ci stavo a pensare più di tanto a tornare…poi però è capitata questa cosa, che ancora adesso mentre scrivo non riesco a razionalizzare del tutto, e un titolo di giornale che mi ha colpito e che sostanzialmente mi ha regalato il titolo della canzone. Dopodiché il resto è venuto abbastanza automatico, da alcuni punti di vista è stato un piacevole ritorno ai metodi disperatamente fatti in casa che hanno caratterizzato tutta la mia “carriera”, ma in particolare gli esordi. Devo come al solito ringraziare Luca Coralli che, pur a distanza, è ancora una volta il regista del videoclip, oltre che ormai socio a tutti gli effetti delle mie (dis)avventure musicali.
L’inflazione pop del mondo “indie” anni 10 ha cambiato i canoni artistici dell’alternativo. Cosa fischietta, secondo te, oggi l’artista vero?
L’ indie è vero, è cambiato molto: anche tu, come me, hai vissuto la sua parabola, conosci anche meglio di me le dinamiche che ci stanno dietro: oggi l’ artista vero non so più chi sia, bisogna capire se essere alternativi è una vocazione o una necessità: quello che io penso è che “essere indie” significa fare uscire le proprie cose con i mezzi che si hanno a disposizione, a prescindere che siano tanti o pochi. In questo senso, l’ indie che oggi il pubblico crede di conoscere ne è solo una versione fortemente edulcorata, perché le grandi radio e i grandi network richiedono comunque uno standard minimo di “qualità” per veicolare qualcosa: e dunque, oggi per essere indie ci vogliono anche più soldi di una volta, perché pure l’ ultimo degli arrivati, per stare sul sicuro, è praticamente obbligato a produrre tutto in qualità “Ramazzotti”.
Sotto al tuo video c’è un commento emblematico: “Sei il Papa dell’indie italiano”. Ci fai una benedizione?
Guarda, oggi ho saputo che se n’è andato Mirko dei Camillas: avevamo suonato diverse volte insieme, mi aveva invitato a suonare da loro in spiaggia, io ad un mio festivalino a Forlì, ci siamo anche sfiorati alla Garrincha Dischi….son qui che non so bene come prenderla, se prendere la chitarra e riporla di nuovo nella custodia, se spaccarla contro il muro, se chiudere i social per un po’, se scrivere qualcosa: penso però che, finché ce ne viene data l’occasione, sia giusto portare avanti le cose che amiamo fare, anche se a volte può essere dura. Allora sicuramente benedico chi ha avuto una passione nella vita e l’ha portata avanti sempre, sino alla fine, e che è un grande esempio per chi rimane.

brano dedicato allo storico portiere di calcio

Dottore magistrale in economia e management, assistente applicativo e fiscale aziendale, tantissimi concerti in giro per l’Europa sul groppone, co-fondatore di Nojarella e Indiepercui 103.