“L’Isola Lunata”: Fabio Trombetti racconta la sua Ponza Thriller
L’ISOLA LUNATA
di Fabio Trombetti
Ponza è un importante centro turistico fin dal tempo dei romani ed è la maggiore delle isole Ponziane, situata nel Golfo di Gaeta. La sua spiaggia più famosa è Chiaia di Luna, a sudovest, circondata da un’alta scogliera a picco sul mare ed è una delle più belle del Mediterraneo; per raggiungerla occorre attraversare un tunnel di epoca romana, lungo 168 metri dotato di illuminazione ed aerazione; è così che ce la presenta Fabio Trombetti nel suo nuovo romanzo, più un thriller romanzato, “L’isola lunata”, nel quale mantiene
fede al suo stile di narratore-osservatore: tutto viene descritto nei minimi dettagli, personaggi e luoghi.
Mosè, nato in mare, fra Ponza e Palmarola, con l’aiuto della zia Lina, va via da Ponza che era un ragazzo, quattro mesi dopo la morte dei genitori avvenuta in mare durante un’immersione. Si trasferisce in Lombardia dove, con grandi sacrifici, riesce “a farsi una posizione”.

Non è felice Mosè al Nord, ma non ce la fa a tornare; eppure torna, dopo quindici anni, per rivedere sua sorella Cettina, per riconciliarsi con zia Lina, per rivedere la sua Ponza, detta l’isola lunata per la sua forma a mezzaluna.
E’ cambiato Mosè, è rimasta uguale Ponza: tutto fermo come allora: i luoghi, la gente, le case, tutto, tutto uguale, solo lui è cambiato.
E’ l’inizio dell’estate e le grotte sottomarine e le scogliere, richiamano già gli appassionati subacquei, oltre ai bagnanti e Mosè, per i suoi compaesani, è ormai l’ “emigrante che ha fatto i soldi”.
Non si sente a suo agio, è stato un rientro forzato, voluto, con tanta insistenza, da sua sorella. Sin dall’avvicinarsi del traghetto all’isola, sentimenti contrastanti ed ambigui lo invadono e mentre inizialmente si lascia andare ai ricordi, è proprio da questi che viene turbato l’incontro tra fratello e sorella. Con la voce del protagonista ci troviamo a partecipare a questa storia misteriosa che si snoda piena di intrighi ed intrecci, sin dal giorno successivo l’arrivo dell’emigrante.
Segreti che senti nell’aria, segreti che tutti conoscono e che nessuno racconta, segreti che trasformano quella che doveva essere una breve vacanza, in un incubo, facendoci leggere con una grande tensione, caratteristica del thriller. Eppure la trama scorre veloce, fluida, in un linguaggio comprensibile seppur forbito.
La protagonista è Ponza o il protagonista è Mosè? Quali segreti nasconde l’isola lunata e quali nasconde Mosè così tormentato e così fragile? E perché quel delitto? Chi lo ha commesso e perché proprio ora, all’arrivo del figliol prodigo?
Qualcuno vuole che in lui riemerga una verità sconvolgente che lo coinvolge e lo fa precipitare ed allora ha bisogno del porticciolo che ci descrive di architettura borbonica della seconda metà del ‘700 ad andamento semicircolare, composto dalla banchine esterne e di terra; ha bisogno delle spiagge frastagliate, per lo più rocciose a dimostrazione dell’origine vulcanica dell’isola.

Attraverso la voce di Mosè, Fabio Trombetti ci descrive Cala Cecata, una delle più belle calette di Ponza e ci fa dire da Mosè, che questa è raggiungibile a piedi attraverso un sentiero poco frequentato e siamo lì che camminiamo insieme a Mosè che ci porta con lui, a rimuginare i suoi pensieri ed i suoi ricordi affogati nel mistero totale, alla scalinata tanto suggestiva, a picco sul mare, che porta alla baia e ci incantiamo con lui a guardare la lanterna del faro, ancora attiva.
Il palato di Mosè diventa il nostro palato: attraverso la precisa ma non pedante descrizione, gustiamo cibi e vini dell’isola.
Si interroga ed interroga gli altri Mosè, perché vuole arrivare alla verità, per quanto dolorosa e per quanto lo possa condannare, vuole conoscere la verità.
Ed anche noi: leggiamo “L’isola lunata” e la scopriremo con il fiato in gola ed un po’ di batticuore.
Ginetta Saccavino
Frakasso Blog – News Blog di Rutigliano