May Days Tour, online il footage degli Ecole Du Ciel intervista
Gli Ecole du Ciel sono un trio rock rutiglianese, attivi dall’inverno 2010. Conoscendo le varie sfaccettature che ha assunto oggi il genere, inquadrarli come “rock” è abbastanza generico ma d’altronde qualsiasi etichetta può essere fuorviante. Sono però d’accordo con quanto riportato da Rockit (dove furono disco del mese) nel definirli una band post-rock/shoegaze tendente all’emo-screamo. Il primo lavoro omonimo uscì nel 2011 che gli permise di iniziare a girare i locali italiani. Nel 2013 con l’album in studio “Heartbeat War Drum” avvenne la consacrazione della band, il disco uscì per la “Already Dead Records” di Chicago. Nelle scorse settimane hanno messo su un collage di alcuni frame del loro tour del 2013 e ne è venuto fuori una preziosa testimonianza di quel periodo, un footage che lascia trasudare emozioni ed un po’ di nostalgia. Ho scambiato due chiacchiere con loro.
Il primo EP Heatbeat War Drum Gli Ecole du Ciel
Dopo un lungo periodo di assenza, siete tornati pubblicando un breve documentario su un vostro tour italiano del 2013. Quale linea avete seguito per selezionare le scene che vediamo?
Non è stato facile. Il periodo che stiamo vivendo ci ha aiutato parecchio. Malinconia, incertezze, voglia di fare qualcosa e qualche bicchiere di vino in più la sera ci hanno dato ispirazione durante la realizzazione del video. L’idea ci è venuta l’estate scorsa quando decidemmo di chiedere ad Oscar Larizza (nostro produttore, nonché fonico, inventore, tornitore, ecc…) di passarci tutto il materiale in suo possesso. Inizialmente volevamo produrre un videoclip di un nostro brano, ma avendo a disposizione così tanta roba, abbiamo optato per la realizzazione di un piccolo footage. Quando partimmo per il May Days Tour, Oscar ci seguì in qualità di fonico e portò con sé due videocamere analogiche, un videoregistratore, una decina di videocassette e diversi cimeli anni ‘80 per appunto documentare i 10 giorni che avremmo trascorso insieme. Alla fine del viaggio, ci siamo ritrovati con quasi 16 ore di girato: una montagna di immagini senza capo né coda che sono rimaste nel suo laboratorio per quasi 7 anni. L’estate scorsa, sempre Oscar, ha digitalizzato tutte le videocassette e ci ha consegnato 8 file da circa 2 ore ciascuno. Siamo partiti proprio da qui, da questi 8 file, cercando di rispettare l’ordine cronologico delle date del tour, e inserendo una carrellata come scena finale. Abbiamo effettuato una prima cernita, poi una seconda, poi una terza ecc…fino ad ottenere circa 5 minuti di girato da ciascun file. Successivamente abbiamo messo tutto insieme e abbiamo continuato a scremare sempre di più fino ad arrivare ad una durata di circa 10 minuti (sì ok, sono quasi 13, ma sticazzi!). Non abbiamo voluto postprodurre troppo le immagini, perché la patina analogica ci piaceva già così com’era. L’unica cosa che volevamo era realizzare un video semplice e genuino, dando un ritmo sincopato al montaggio e gestendo i silenzi. Per quanto concerne la scelta delle immagini, non siamo sicuri che quelle che abbiamo selezionato siano le più belle. Con così tanto materiale avremmo potuto realizzare lo stesso video in duecento modi diversi, cambiando ogni volta le clip. Alla fine, abbiamo scelto quelle che in quel preciso istante ci ispiravano di più. Probabilmente tra un mese ne sceglieremmo delle altre. Rivedere a distanza di anni tutti questi filmati è stato molto bello ed emozionante. È scesa qualche lacrima.
Quali sensazioni ed energie avete portato a casa dopo ogni tour?
Sembra banale, ma ogni tour era un’avventura. Nel senso che non c’avevamo ‘na lira, spesso non sapevamo dove avremmo dormito, per chi avremmo suonato. Ma ci fregava poco. Volevamo andare in giro, conoscere gente, far sapere agli altri che esistevamo e soprattutto evadere, scappare da una realtà troppo stretta, da una città troppo piccola. Insomma, l’ennesima storia dell’ennesima band della provincia del culo del culo del paese. Cosa ci portavamo a casa? Esattamente questo. La consapevolezza di essere ennesimi, di non essere soli, che la fuori c’era altra gente che, per un motivo o per l’altro, faceva quello che facevamo noi, voleva quello che volevamo noi o, semplicemente, si sbatteva per permettere a quelli come noi di poterlo fare. Che la fuori c’era un microcosmo di realtà pulsanti e noi ne facevamo parte. E tanto bastava. Per un po’. Tornare era un po’ come svegliarsi. Come sempre, sul più bello.
Siete stati indubbiamente tra le migliori realtà degli anni ’10 della nostra zona. E non è sicuramente facile visto che viviamo una realtà culturale in cui, a mio parere, il rock è ancorato a schemi un po’ datati e il post rock è arrivato solo di striscio. Quali sono i vostri riferimenti musicali e con chi vi piacerebbe suonare in una ipotetica data a Rutigliano?
Cazzo, sono già passati dieci anni??? In realtà consciamente non abbiamo mai avuto dei riferimenti ben saldi su cui ci siamo appoggiati per strutturare i nostri pezzi o il nostro genere, motivo per cui non siamo mai riusciti a dare una risposta totalizzante quando ci chiedevano: “quale genere fate?”, domanda che ci ha sempre imbarazzato e forse messo in crisi tutti quelli che ci hanno recensito. Non lo abbiamo mai saputo con certezza a quale genere afferissimo. Sicuramente abbiamo ascoltato tantissima musica, andati ad un sacco di concerti, e comunque siamo sempre stati molto legati ad un certo particolar modo di fare musica e non solo. Si può dire però che sin da ragazzini siamo sempre stati attratti dall’underground, dal punk, dall’hardcore, dall’attitudine DIY, dalla ricerca costante (infatti attualmente ascoltiamo più musica elettronica che band “classiche”). Ecco si, forse il nostro riferimento principale sta proprio nell’attitudine. Per quanto riguarda quella ipotetica data a Rutigliano di cui chiedevi, la nostra regola è sempre la stessa: “Mai date nel posto in cui si nasce, se non per aprire ai Beach Boys”.

Dottore magistrale in economia e management, assistente applicativo e fiscale aziendale, tantissimi concerti in giro per l’Europa sul groppone, co-fondatore di Nojarella e Indiepercui 103.