Sanremo 2020: Tutto ciò che non sapevi sulle citazioni di Achille Lauro
Sanremo 2020 si è concluso con la vittoria di Diodato, cantautore pugliese di grande talento; secondo posto per Francesco Gabbani e terza posizione per i Pinguini Tattici Nucleari. Notevoli i 24 brani in gara durante il primo Festival di Amadeus ma, la vera differenza, l’ha fatta un artista a cui non è andato alcun premio canonico pur lasciando un marchio indelebile sul primo Festival del nuovo decennio.
Non si tratta certo di Bugo e del suo litigio con Morgan; fatto che ha lasciato in secondo piano ciò di cui stiamo per parlare, bensì della performance artistica/musicale di Achille Lauro.

Lauro de Marinis, conosciuto in arte come Achille Lauro esordisce sulla scena nazionale come rapper del roast Roccia Music, etichetta discografica di Marracash e del produttore Shablo. Era il 2013 e da allora lo stile musicale e le sembianze artistiche del rapper subiscono evoluzioni impressionanti, considerato addirittura pioniere del genere musicale samba trap.
Un importante tassello della sua evoluzione artistica arriva nel 2019, con la partecipazione al 69° Festival di Sanremo con la canzone “Rolls Royce“, brano pop-rock dalle rimembranze alla ‘vita spericolata’ di Vasco Rossi (Fiorello direbbe c’è del vaschismo). Il brano finisce sui principali tabloid a causa di un servizio di Valerio Staffelli per Striscia la Notizia secondo il quale “Rolls Royce” sia in realtà un rimando alla droga e non uno status-symbol di ricchezza e lusso come indicato dallo stesso Lauro.
Achille Lauro, parlando di “Rolls Royce” dirà: «Non penso di essere fuori posto a Sanremo. Il pezzo è trasversale, può piacere a tutti. Nasce con una chitarra scordata, un taccuino e una penna. Poi l’abbiamo finalizzato in una villa che prendiamo proprio per creare musica, insieme a 20-30 musicisti, senza essere contaminati dalle mode ma pensando solo a quello che potesse piacere a noi.»
Il 15 gennaio 2019 esce la sua autobiografia “Sono io Amleto“, essenziale per l’interpretazione di “Me ne Frego”. Gli outfit di Sanremo 2020 sono stati curati da Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci.
L’evoluzione artistico/musicale ha una netta svolta nel Sanremo 2020. Durante la prima serata di Festival, Achille Lauro si presenta sul palco dell’Ariston scalzo e coperto da una mantellina in velluto nero bordata d’oro che, opportunamente, viene fatta cadere mostrando un body che lascia poco spazio all’immaginazione.
È storia. Il pubblico si divide tra indignati e increduli entusiasti. Dietro il gesto “sconcio”, però, c’è molto di più. L’evoluzione, perché si parla di un percorso di costruzione della performance artistica, si completa con l’immedesimazione nei personaggi di Ziggy Stardust, la Divina Marchesa Luisa Casati Stampa e Elisabetta I Tudor.
La rinuncia di San Francesco ai beni terreni
La chiacchieratissima tutina richiama in maniera (mica tanto) sottile l’affresco di Giotto della Basilica Superiore di Assisi, dipinto del ciclo di affreschi delle Storie di San Francesco.
Nella storia, il santo di Assisi rinuncia ai suoi beni materiali e del suo ruolo sociale di figlio di mercante liberandosi simbolicamente e realmente dalle etichette imposte dalla società e intraprendendo la strada della povertà.

Lo stesso processo di “liberazione dalle convenzioni” viene intrapreso da Vitangelo Moscarda di Uno, Nessuno e Centomila e da innumerevoli soggetti del romanzo del ‘900, oltre che in “Altrove” di Morgan.
Il gesto di Achille Lauro diventa quindi l’atto zero di un processo artistico che lo accompagnerà per tutta la kermesse.
Il richiamo alla femminilità (da alcuni confusa con l’omosessualità) rimanda ad un concetto molto esteso e di difficilissima sintesi: il Fluid Gender (o Genere non-Binario), con particolare attenzione per l’aspetto del Maschilismo Tossico.
Lo spiega chiaramente lo stesso Lauro nella sua autobiografia “Sono io Amleto“:
«Cinquantenni disgustosi, maschi omofobi. Ho avuto a che fare per anni con ‘sta gente volgare per via dei miei giri. Sono cresciuto con ‘sto schifo. Anche gli ambienti trap mi suscitano un certo disagio: l’aria densa di finto testosterone, il linguaggio tribale costruito, anaffettivo nei confronti del femminile e in generale l’immagine di donna oggetto con cui sono cresciuto».
Achille Lauro, Sono io Amleto, Rizzoli 2019
«Sono allergico ai modi maschili, ignoranti con cui sono cresciuto. Allora indossare capi di abbigliamento femminili, oltre che il trucco, la confusione di generi è il mio modo di dissentire e ribadire il mio anarchismo, di rifiutare le convenzioni da cui poi si genera discriminazione e violenza».
«Sono fatto così mi metto quel che voglio e mi piace: la pelliccia, la pochette, gli occhiali glitterati sono da femmina? Allora sono una femmina. Tutto qui? Io voglio essere mortalmente contagiato dalla femminilità, che per me significa delicatezza, eleganza, candore. Ogni tanto qualcuno mi dice: ma che ti è successo? Io rispondo che sono diventato una signorina»
Ziggy Stardust
Tra i nomi maggiormente citati il giorno dopo l’esordio di Achille Lauro troviamo David Bowie. Il “Duca Bianco” aveva già sdoganato le tematiche gender fluid per esempio con l’alter-ego androgino Ziggy Stardust (dimostrazione pratica che l’Italia resta indietro anche quando prova ad innovare) e, sorpresa sorpresa, durante la serata cover del 6 febbraio 2020, Lauro si presenta sul palco vestito proprio da Stardust interpretando assieme ad Annalisa “Gli uomini non cambiano” dell’eterna Mia Martini. Scelta del brano assolutamente non casuale e funzionale alla dimostrazione del concetto portato sul palco di Sanremo dal primo all’ultimo giorno. Nel brano sanremese, Mia Martini rovescia tutta la delusione e l’amarezza nei confronti del genere maschile; da un certo punto di vista questo brano è il precursore dei discorsi sulla mascolinità tossica portati avanti da Lauro nel 2020.

Esibizione ineccepibile dal punto di vista musicale e coreografico. La prossemica parla chiaro: Lauro sceglie volutamente di rimanere “passi dietro” una Annalisa che indossa vestiti maschili. Voce del concorrente in sordina rispetto l’esplosività canora di una artista indubbiamente più capace pur riuscendo a servire alla partner un comodo tappeto vocale su cui adagiarsi e esibirsi in prodezze.
Divina Marchesa Luisa Casati Stampa
Da molti scambiato ‘semplicemente’ da drag queen, l’abito della quarta serata del Festival di Sanremo 2020 richiama la figura della marchesa Luisa Casati Stampa.
Amante di Gabriele D’annunzio, questa relazione catalizzò la sua metamorfosi nella donna simbolo del pensiero e dell’arte del Decadentismo Europeo. Sensibile collezionista, amò l’arte al punto tale da diventare essa stessa opera d’arte, incarnando gli ideali di Oscar Wilde di “art for art’s sake“.
È stata musa ispiratrice dei più grandi artisti dell’epoca, tra i quali Filippo Tommaso Marinetti, Fortunato Depero, Giacomo Balla e Man Ray. Jean Cocteau disse di lei : “Non si trattava più di piacere o non piacere, né tantomeno di stupire. Si trattava di sbalordire”.
Elisabetta I Tudor “La Regina Vergine”
Figura centrale nella storia del popolo britannico, Elisabetta I Tudor fu una monarca del ‘500. A lei si deve il merito della disfatta dell’invincibile armata, la flotta di re Filippo II di Spagna. A lei vengono attribuite queste parole nei confronti del monarca spagnolo: «non posso avere timore di un uomo che ha impiegato dieci anni ad imparare l’alfabeto». Durante il suo regno vissero poeti e pensatori del calibro di William Shakespeare, Ben Jonson e Francis Bacon.
Fu soprannominata “La Regina Vergine” per non aver mai preso marito.

«Sono stato molto colpito dalla sua indipendenza, di cui aveva fatto un vero e proprio baluardo. Mi è parso il personaggio più adatto per chiudere la serie di performance con cui, in queste sere, ho unito personaggi che in modi diversi mi hanno ispirato attraverso modalità altrettanto differenti di esprimere e vivere la libertà»
Achille Lauro (fonte Open)
Gianluca Giugno Giornalista Pubblicista, classe ’93, rutiglianese e in continuo aggiornamento sul mondo della scrittura. Creatore e curatore del sito Frakasso.it.