Venti anni fa il disco d’esordio dei Verdena: Doppio CD e triplo LP per i vent’anni di musica
di Gaetano Sanitate
Ricordo ancora bene quella serata dell’agosto 2004 alla Cava di Cursi (Le): finalmente la trepidante attesa finì con la band che lentamente si posizionava sul palco; già alle primissime note la folla esplose nel classico “pogo”, eccitazione collettiva, una marea umana in movimento con le transenne a difesa del palco che cedettero di colpo (tranquilli, la situazione fu presto ripristinata dagli addetti alla sicurezza). Sul palco c’erano i Verdena, per quel che doveva essere il tour de Il Suicidio dei Samurai, il terzo album. Loro sono una band che viene da Albino (tra i monti bergamaschi), un trio composto dai fratelli Alberto (voce, chitarra) e Luca Ferrari (batteria) e Roberta Sammarelli (basso).

Esattamente venti anni fa uscì il loro omonimo album d’esordio, prodotto da Giorgio Canali (storico chitarrista dei C.S.I.) e vinse nello stesso anno di uscita il Premio PIM Repubblica come Miglior gruppo rilevazione del 1999. L’album li caratterizza ben presto come una rock band con una chiara propensione al grunge, alla pschidelia e allo shoegaze. Qualcun lì definì “i Nirvana italiani”. La loro peculiarità, rispetto alle altre band della scena rock, è l’uso del cantato italiano come contorno alle musiche, testi visionari in perfetta sintonia con il sonoro.
I più anziani, come me, ricorderanno benissimo il video di Valvonauta in rotazione su Mtv, il primo singolo della band, seguito da Viba. Sono pezzi manifesto di un album tiratissimo e intenso, come anche Dentro Sharon e L’infinita gioia di Herny Bahus. L’approccio psichedelico è affidato a Eyeliner e alla strumentale Caramelpop, preludio a quel che sarà il secondo album “Solo un grande sasso” (prodotto da Manuel Agnelli). Non mancano le delicate ballate come Bambina in nero e Vera. Complice la presenza di locali e club attivissimi, la crescita del compact disc e delle tv musicali (e direi anche l’assenza della banda larga), veniva a delinearsi una scena rock italica di tutto rispetto in cui questa band nasce e cresce (nomi a caso sono Afterhours, Scisma, Bluvertigo. Subsonica, Marlene Kuntz, concetto che ho già espresso qualche articolo fa argomentando della Bandabardò). Le Tv musicali (oggi sparite) testimoniarono questa nuova ondata del rock cantato in italiano che inglobava adesso anche influenze dall’alternativo americano dove nel decennio addietro si era assistito ha una prepotente influsso new wave/punk/post-punk che veniva dall’Europa continentale e dalla Gran Bretagna (si pensi a Litfiba e Cccp Fedeli alla linea su tutti).

Oggi i Verdena hanno all’attivo sei album e con gli ultimi due lavori, Wow ed Endkadenz, raggiungono, senza dubbio, la maturità, arricchendo le loro influenze con folk e il rock progressivo. Tra le band della loro scena sono tra quelle, ancora oggi, con un rilevante “hype” tra i più giovani. In occasione dei vent’anni dall’esordio, la band ha pensato bene di rilasciare un’edizione speciale del suo primo album, un doppio CD e triplo LP, che include brani b-side di singoli ed EP e varie rarità mai pubblicate. Il rock italiano non è mai stato solo Ligabue e Vasco Rossi. Chiaro?
Frakasso Blog – News Blog di Rutigliano